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L'UOMO SENZA PAURA

 

N° 52

 

LA LEGGE DELLA PAURA

 

(PARTE SECONDA)

 

 

PAURA DI VOLARE

 

Di Carlo Monni

 

1.

 

 

            Dakota North cade e cadendo urla. Lo shock di precipitare dall’ultimo piano di un grattacielo sull’East River cancella di colpo l’effetto del gas della paura. Ma a che serve se è destinata a schiantarsi al suolo?

            Improvvisamente una mano guantata le afferra, con presa ferma, il polso destro, facendole quasi slogare il braccio ed interrompendo la caduta.

            Dakota alza gli occhi e vede la maschera da teschio di Mister Fear, che sta volando sorretto da mini jet agli stivali.

-Stia tranquilla, Miss North…- dice il supercriminale -… mi serve viva… almeno per il momento.-

            In breve i due sono al suolo lungo il fiume.

-Hai detto che ti servo viva… perché?- chiede la ragazza massaggiandosi il braccio destro.

-Ho bisogno che porti un mio messaggio al suo capo, Matt Murdock.-

-Che cosa vuoi da M… mister Murdock?-

-Stava per chiamarlo Matt, vero? Un segno di confidenza. Stia attenta, Miss North. Murdock le ha mai detto che le sue ultime tre fidanzate sono tutte morte di morte violenta? Se ha fatto un pensierino su di lui, forse le converrebbe ripensarci. Ma lasciamo perdere queste futili cose. Voglio che dica a Murdock che Devil deve farsi trovare dopodomani notte a Central Park dove un Mister Fear una volta lo sfidò e vinse. Se tiene ai suoi amici, ci verrà.-

-Cosa ti fa pensare che Matt sappia come contattare Devil?-

.Oh, lo sa molto bene, si fidi Miss North, ed ora arrivederci…-

            Mister Fear alza una mano ed una specie di piattaforma scende ad altezza suolo consentendogli di salirci sopra per poi volare via con lui a bordo.

 

            Ascolto il racconto di Dakota e poi chiedo:

-E questo è tutto?-

-Parola per parola, Matt.- risponde lei -Compreso il rilievo sulle tue fidanzate morte.-

            Sento il battito del suo cuore balzare mentre lo dice e sento anche il lieve aumento della sudorazione.

-Scusa.- dice –Sono stata indelicata.-

-Non voglio parlare di questo.- replico bruscamente.

Chiunque ci sia dietro la maschera di Mister Fear è certo che sa come toccare i miei nervi scoperti. Quel che è accaduto a Heather, Glori e Karen continua a tormentarmi come una ferita ancora aperta. Cerco di scacciare quel pensiero e concentrarmi su altro. Questo Mister Fear, come i suoi predecessori, sa davvero che l’avvocato cieco Matt Murdock è in realtà Devil? Sa dei miei supersensi? Devo presumere che sia così e regolarmi di conseguenza.

-Sei davvero in grado di avvertire Devil?- insiste Dakota.

-Posso provarci, sì.- rispondo

            E intanto mi chiedo cos’abbia davvero in mente Mister Fear.

 

            Alzo gli occhi da quello che sto scrivendo e vedo un fattorino fermo davanti a me.

-Lei è Beh Urich, giusto?-

-Così dice la targhetta sulla scrivania.- ribatto –Ora vuoi dirmi perché sei qui?-

-Era nella posta di oggi.-

            Mi porge una piccola busta. La esamino. Sopra c’è il mio nome in caratteri meccanici e nessun nome del mittente. Non giudicatemi paranoico: quando, come me, si è stati oggetto ad un po’ di attentati alla propria vita, essere prudenti diviene una regola di sopravvivenza.

            Troppo sottile, forse per contenere esplosivi, ma potrebbe esserci dell’altro e no so se vale la pena di provare ad aprirla così semplicemente.

            Il telefono squilla facendomi quasi fare un balzo dalla sedia. Quasi istintivamente rispondo:

-Urich.-

<<Buongiorno, Mr. Urich, immagino che a quest’ora abbia già ricevuto la mia busta.>>

-Lei… chi è? Cosa vuole?-

<<Quante domande? Chi sono? Sono uno che potrebbe farle molta paura se volesse, ma per questa volta vuole solo farle fare uno scoop e questo risponde anche alla seconda domanda, pensandoci bene.>>

-Lei sarebbe… cosa c’è nella busta?-

<<Niente bombe e niente polveri letali, stia tranquillo, solo un comunissimo DVD. A mezzogiorno ne riceveranno una copia anche il Sindaco, il Procuratore Distrettuale ed il Commissario di Polizia. Per allora immagino che il Bugle sarà riuscito ad uscire con un’edizione straordinaria. Non mi deluda, Urich, sono un vecchio lettore del Bugle, dopotutto.>>

            Prima che io possa ribattere. Lui riattacca. A questo punto decido di credergli e apro la busta. C’è effettivamente un DVD, Sarò anche un dinosauro in fatto di informatica ma non al punto di non sapere come si avvia un DVD. Faccio quel che devo fare e mentre guardo e ascolto, mi rendo conto che alle mie spalle si è creato un capannello di curiosi. Molto logico, visto il contenuto di quel che sto guardando.

-Mio Dio, Ben…- esclama Candace Nelson -… credi che dica la verità?-

-Io credo di sì.- interviene Betty Brant –Ho già conosciuto pazzoidi simili.-

            Il DVD termina ed io non ho bisogno di farmi troppe domande, so già cosa fare:

-Candace… chiama Jonah, io vado a parlare con Robbie. Abbiamo un giornale da far uscire,-

.

 

 

2.

 

 

            Il video non è nulla di particolarmente elaborato: solo il volto di Mister Fear inquadrato in primo piano, ma quello che è veramente importante è il messaggio:

<<Non chiedo nulla di complicato: solo un dollaro, un semplice dollaro per ogni abitante di New York. Una somma modesta in fondo. Vi do tempo sino a domani per raccoglierla e lasciarla dove vi indicherò. Se non lo farete, allora vi garantisco che tutti i cinque borghi proveranno cosa sia la vera paura e se la città brucerà, sarà solo colpa vostra.>>

            Alla fine del video il Sindaco di New York si rivolge alle persone presenti nel suo ufficio:

-Ebbene che ne pensate?-

-Alla fine è solo un banale ricatto.- commenta il Capo del Dipartimento di Polizia –Ma quel tipo deve essere pazzo se pensa che cederemo.-

-Lui non lo pensa.- replica il Commissario di Polizia Arthur Stacy, superiore diretto del Capo –Lui sa che non cederemo… lui conta sul fatto che non cederemo.-

-Cosa intende dire Arthur?- chiede Bill Hao, Procuratore Distrettuale ad interim di Manhattan. In cuor suo teme di sapere la risposta.

-Lui è ansioso di dimostrarci che può farlo, che può ridurre questa città preda di tutte le sue paure e paranoie. Vi immaginate cosa accadrebbe in quel caso?-

-Il caos totale.- risponde il Sindaco –I disordini di Los Angeles nel ’92 impallidirebbero al confronto… però… non ci aveva già provato a San Francisco? Lì non l’hanno fermato un paio di supereroi locali?-[1]

-Da quanto ho capito, ce l’hanno fatta per pura fortuna o quasi.- ribatte Stacy .-Non possiamo contare su qualche supereroe che passi per caso nel posto giusto al momento giusto, dobbiamo essere preparati.-

-È un uomo solo.- dice il Capo del Dipartimento –Perché dovremmo averne paura?-

-Forse perché lui è… la Paura stessa.- si lascia sfuggire Bill Hao e nessuno ha nulla da replicare.

 

            Franklin Nelson, detto Foggy sta addentando l’ennesimo pezzo di pizza quando io dico:

-Stai facendo uno strappo alla dieta?-

-Matt!- esclama il mio ex socio mentre dalla finestra salto dentro il suo ufficio -Dovresti smetterla di entrare così. Per poco non mi andata di traverso la pizza.-

-E tu non dovresti chiamarmi col mio vero nome quando sono in costume da Devil e non sai chi potrebbe ascoltare.-

-Uh… ma nessuno ci stava ascoltando, vero? … Vero?-

-Nessuno alla portata del mio udito, tranquillo. Ma veniamo alle cose serie: come stai?-

-Ah… non è stata una bella nottata: una delle mie segretarie ha tentato di spaccarmi la testa con una statuetta e quando l’effetto del gas di Fear è svanito non ha fatto altro che piangere e scusarsi. A Kathy Malper è andata peggio: è stata quasi pestata e calpestata a morte da una folla in preda al delirio.-

-E come sta adesso?- chiedo con un po’ d’apprensione.

-In realtà se l’è cavata con qualche livido ed escoriazione ma nulla di veramente serio, credo. L’hanno trattenuta al Columbia Presbyterian in osservazione, ma se ho imparato a conoscerla, mi sa che stia già cercando i suoi vestiti per andarsene via,-

-Lo credo anch’io, comunque , forse più tardi andrò a trovarla.-

-Come Matt o come Devil?-

-Vedremo. Intanto, scusami se non ho risposto alle tue chiamate l’altro giorno, ero veramente preso, ma ho intenzione di aiutarti a trovare il piccolo Osborn.-

-Grazie. Occhio di Falco se ne sta già occupando e pare abbia una buona pista.-[2]

-Ne sono contento. Occhio di Falco ama fare lo sbruffone ma è davvero in gamba e determinato. Liz come l’ha presa?-

-Puoi immaginarlo. Le hanno portato via il suo unico figlio e quel bastardo di Norman sembra godersela a tormentare lei e me per quelle che considera le nostre colpe.  Certo… io avrei potuto proteggere Normie meglio di quanto che ho fatto.-

-Non darti colpe che non hai: non avresti potuto fare nulla contro lo Spaventapasseri. Vedrai che Occhio di Falco ce la farà a trovare il ragazzino ed io gli darò volentieri una mano.-

-Ma tu hai già i tuoi problemi con Mister Fear e quella specie di giornalista ed il suo reality da strapazzo.-[3]

-Quella è un problema minore, me ne occuperò a tempo debito, ora voglio dare la priorità al rapimento di Normie. Con un po’ di fortuna potrei farcela prima di dovermi scontrare con Mister Fear.-

-Grazie Matt… il rapimento di Normie mi sta mandando davvero fuori di testa e quel che sta succedendo con Mister Fear rende le cose ancora più complicate.-

-Non ti nascondo, Foggy che di tutte le cose che stanno accadendo ultimamente è Fear a preoccuparmi di più.-

-A Washington stanno meditando di classificarlo come terrorista e questo mi darebbe l’autorità per occuparmene, ma nel frattempo anch’io sono davvero preoccupato per quest’attacco alla città. Stavo pensando... Mister Fear e lo Spaventapasseri… entrambi usano la paura come arma… e se fossero collegati?-

-Non saprei, Foggy. La cosa non mi convince: lo Spaventapasseri è uno psicopatico quasi del tutto fuori dalla realtà e del tutto incontrollabile mentre Mister Fear, chiunque ci sia sotto la sua maschera adesso, mi sembra fin troppo lucido. Ha un piano e devo scoprire quale.-

-E come pensi di riuscirci?-

-Magari chiedendoglielo. Mi ha sfidato ad incontrarlo domani sera a Central Park e naturalmente ci andrò. Mi conosci: non so dire di no ad una sfida.-

            Sperando di non pentirmene, ovviamente.

 

            La donna bionda indossa quello che in certi ambienti viene chiamato abito da cocktail ed il suo accompagnatore pensa che le stia benissimo.

-Un penny per i tuoi pensieri, Richard.- gli si rivolge lei sorridendo.

-Stavo solo pensando che sei bellissima, Cheryl.- risponde, pronto, Richard Fisk.

-Sei un adulatore, caro.- ribatte sorridendo Cheryl Mondat –Io scommetto, invece che stavi pensando a quel Mister Fear. È davvero così pericoloso quanto dicono?-

-Anche di più. Non mi piace che venga a seminare il caos nella mia città.-

-E tu cosa ci puoi fare?-

-Qualcosa, spero. Ma ora pensiamo a noi. Ero sincero quando ti dicevo che sei bellissima.-

            Una risata è la risposta,

 

 

3.

 

 

            Katherine Malper ha appena finito di allacciarsi la camicetta per poi passare alla cintura dei Jeans ed allunga una mano verso il comodino accanto al letto.

-Cerca questo?-

            Al suono della mia voce si volta di scatto verso la finestra, dove io sto appoggiato tenendo in equilibrio su un dito il suo cappellino da baseball.

-Devil!- esclama stupita –Come hai fatto a… e da quanto sei qui? Cos’hai visto? Voglio dire…-

-Tranquilla, Miss Malper… la sua virtù è salva con me.-

            In effetti, il mio senso radar mi rimanda solo le silhouette di ciò che ho di fronte a me. Che le sia nuda o vestita non farebbe alcuna differenza per me… almeno da questo punto di vista.

-Mi fa piacere vedere che se l’è cavata bene dalla sua brutta avventura di ieri notte.- le dico.

-Solo qualche ammaccatura di poco conto. Se pensano di potermi trattenere in ospedale solo per quella, è evidente che non mi conoscono… ma mi fa piacere che t’interessi.-

            Il suo cuore aumenta leggermente i battiti mentre lo dice. Imbarazzo probabilmente. Ha appena una traccia di profumo ma è quanto basta per mettermi   a disagio: è lo stesso che usava Karen, anche se su di lei fa un effetto diverso a causa del suo odore naturale… un buon odore oserei dire… ma è meglio lasciar perdere questi pensieri e cercare di non pensare ai ricordi legati a quel profumo.

-Terra a Devil… su che pianeta sei adesso?-

            La voce di Kathy Malper mi riporta al presente.

-Mi scusi Procuratore, mi ero distratto. Stava dicendo?-

-Ti stavo chiedendo se hai qualche idea su quali siano le vere intenzioni del tuo amico Mr. Fear.-

-C’è una sola cosa che so di sicuro su di lui: chiunque ci sia stato sotto quella maschera è sempre stato un tipo imprevedibile… e comunque non è un mio amico.-

-Beh… imprevedibile o meno, deve sapere che la città non cederà al suo ricatto, quindi a cosa punta veramente?-

-Quando lo scoprirò, glielo farò sapere.-

-Ah un’altra cosa: puoi smetterla con Miss Malper e…-

            Mentre Kathy Malper comincia a parlare, io sono già saltato dalla finestra lasciandomi cadere nel vuoto per poi azionare il cavo nel mio bastone, arrotolarlo ad una vicina asta di bandiera e usare la spinta per allontanarmi mentre le sue ultime parole risuonano nelle mie orecchie.

-… chiamarmi Kathy.-

            Sorrido.

 

            Ad una prima occhiata lo si potrebbe scambiare per un comune, innocuo, vecchietto, di quelli che spesso si trovano seduti nelle panchine dei parchi intenti a dar da mangiare ai piccioni, ma le apparenze spesso possono ingannare. Stephen J North, Sam per gli amici, non è così innocuo come sembra. Quando era più giovane era un agente operativo della C.I.A.[4] ma un… incidente sul lavoro gli aveva procurato una lesione ad una gamba e lo aveva costretto ad usare un bastone. Per un po’ è stato ufficialmente in pensione, poi qualcuno ha avuto la brillante idea di nominarlo agente di collegamento tra il Governo Federale e le varie forze di Polizia, federali e locali che agiscono a New York, il che non gli ha procurato molte amicizie, ma dopotutto non sono nuove amicizie quelle che cerca.

-Non mi piace questo posto.-

            La voce appartiene ad un altro uomo anziano, più di Sam North, magro come un chiodo dall’aria fragile, quasi calvo, si appoggia anche lui ad un bastone.

-E perché mai? È un così bel luogo.- replica North con finta bonomia

-Dovrebbe saperlo: parecchi anni fa proprio in questa radura una famigliola felice incappò in un’esecuzione mafiosa e fu trucidata per impedire che riferisse quel che aveva visto. Non fu un lavoro fatto bene, però: uno di loro sopravvisse.-

-Frank Castle.- la voce di North si abbassa nel pronunciare quel nome –Tenente dei Marines. Forze Speciali. Un uomo addestrato ad uccidere in tutti i modi immaginabili ed anche qualcuno in più, un uomo che non intendeva aspettare i tempi della Giustizia. In capo ad un anno tutti i responsabili dell’eccidio erano morti, compresi quasi tutti i membri della Famiglia Costa.-

-La prima impresa del Punitore. E ora in questo luogo vengono i turisti in cerca di emozioni forti. Ci crederebbe?-

-Non lo trovo per niente sorprendente, Mr. Slaughter… ma non siamo qui per parlare del Punitore, vero? Lasciamo che continui a far danni a San Francisco[5] e pensiamo ai nostri affari.-

            Eric Slaughter accenna un leggero sogghigno mentre scuote impercettibilmente la testa.

-Affari? Certo.- commenta.

            Dalla sua mano qualcosa passa in quella di North.

-Avrei potuto fargliela recapitare con discrezione. Non capisco perché ha insistito per incontrarmi personalmente alla luce del sole in un parco pubblico.-

-Oh sono certo che lo capisce benissimo, invece, Mr. Slaughter.- ribatte North –Ma se ci tiene, può considerarla la bizzarria di un vecchio rudere dello spionaggio.-

-Uhm... anche nel mio campo c’è chi mi considera un vecchio rudere.-

-Siamo due relitti di un tempo passato, Slaughter… ed io non sono certo che mi piacciano i nuovi tempi.-

            Non sei il solo, pensa il vecchio gangster.

 

            L’uomo che il mondo conosce come Mr. Fear si guarda intorno. Se si potesse vedere la sua espressione sotto la maschera da teschio la si troverebbe soddisfatta.

-Ottimo lavoro, dottore.- dice rivolto all’uomo con un camice da laboratorio davanti a lui –La quantità giusta nei tempi giusti. Ora resta da vedere se funzionerà come previsto.

-Funzionerà, glielo garantisco.- risponde il chimico.

-Ne sono convinto… e non mi scorderò che se tutto andrà bene, sarà stato anche merito suo. Stia sicuro.-

            Basta aspettare solo un’altra notte.

 

 

4.

 

 

            Lo squillo del telefono sulla mia scrivania mi coglie di sorpresa mentre sto scrivendo il mio pezzo sulla cattura dello Spaventapasseri. Rispondo quasi automaticamente.

<<Piacere di risentirla Mr. Urich.>>

            La voce è distorta da qualche meccanismo ma non ha molta importanza perché credo di sapere chi sta parlando.

-Che cosa vuoi?- replico bruscamente.-

<<Dritto al punto eh? Così mi piace. Immagino che sarete tutti contenti adesso: lo Spaventapasseri è stato sconfitto dal supereroe di turno, i bambini rapiti sono di nuovo tra le braccia dei lor genitori ed ora siete convinti che accadrà lo stesso all’altro supercriminale che gioca con la paura. Beh avrete un brusco risveglio.-

-Che vuoi dire?-

<<Lo Spaventapasseri era un dilettante dotato ma completamente fuori di cervello. Cosa ha mai combinato? Una volta ha mandato fuori di testa mezza Brooklyn Heights,[6] io posso farlo con l’intera città. Chi è più pericoloso?>>

            C’è qualcosa nel suo tono di voce che mi fa rabbrividire. È la noncuranza: parla di far impazzire un’intera città con la stessa disinvoltura con cui un broker parlerebbe delle oscillazioni del mercato borsistico.

-Che cosa vuoi?- ripeto.

<<Darle un’opportunità Mr. Urich. L’opportunità di essere in prima linea e dare la sua versione dei fatti. La TV può mostrare le immagini ma solo i giornali possono far capire quel che c’è dietro.>>

            Lo ammetto: è riuscito a incuriosirmi e quando sono curioso, ho una certa tendenza a ficcarmi nei guai. Temo che stavolta non sarà diverso.

 

            La squadra SWAT del F.B.S.A. non ha perso tempo: la porta d’ingresso è stata sfondata e gli agenti in tenuta anti sommossa sono dilagati nel laboratorio, ma…

-È vuoto.- commenta l’Agente Speciale al comando dell’operazione, una bella donna di chiara origine ispanica.

-Ma la soffiata era giusta, Angela.- replica un altro agente, che come lei indossa un pesante giubbotto antiproiettile sotto una giacca a vento col logo dell’agenzia federale -È qui che Mister Fear produce il suo gas della paura e deve essere in quei contenitori – indica una fila di bombolette disposte contro un muro.

-E perché li avrebbe lasciati qui?-

            Prima che una risposta possa arrivare, lo sguardo della donna è attratto da un orologio da muro piazzato sulla parete del laboratorio opposta all’entrata, un orologio su cui appaiono delle cifre

60… 59… 58… 57…

-NO!- urla.

 

            Central Park appena dopo il tramonto. Sono arrivato puntuale ma il luogo sembra deserto… sembra solamente, perché per uno coi miei supersensi è, invece, brulicante di vita. Basterebbero solo i battiti cardiaci dei poliziotti nascosti, con l’odore di olio nelle loro armi pronte ad essere usate contro l’uomo che sta arrivando. La sua piattaforma volante è praticamente silenziosa per chiunque tranne che per me. Mi volto di scatto.

-E così sei venuto, Devil, non ne dubitavo.- la voce è, come sempre, alterata dalla sua maschera –Come non dubitavo che non sarebbe stato pagato alcun riscatto. Siete tutti così noiosamente prevedibili. Potete uscire dai cespugli signori, so che ci siete. Ho un dispositivo ad infrarossi incorporato nella maschera e vi posso vedere tutti.-

            Sta bluffando? Prima che riesca a stabilirlo, delle figure escono allo scoperto.

-Codice Blu.- commenta Mister Fear- Sono lusingato di vedere che si è mossa l’élite anti supercriminali della Polizia Chi altro c’è? L’F.B.S.A. magari?-

-Tieni le mani bene in vista, buffone.-

            Voce di uomo, circa 1 metro e 85, ben piazzato, accento di Harlem, il Capitano Marcus Stone?

-Vuol dire così?-

            Fear alza le mani e l’odore dell’aria cambia.

-Sta, fermo!- c’è un tono di ansietà nella voce del poliziotto.

-Perché? Che male posso farvi, disarmato come sono?-

            Fear avanza tranquillo verso di loro. So che dovrei fare qualcosa ma è come se fossi paralizzato.

-Non ti muovere!- ora la voce è chiaramente isterica, trasuda panico da tutti i pori.

            Mister Fear si ferma e poi pronuncia una sola parola.

-Buuh!-

            E allora accade l’impensabile: i poliziotti lascano le armi e corrono via. Non tutti, a dire il vero: alcuni cadono semplicemente a terra tremanti, altri sparano a casaccio. Intervengo a disarmarne uno, poi mi rivolgo al mio nemico:

-Fear… devi fermarti.-

-E tu pensi di potermi costringere a farlo? Dovresti vederti adesso, Devil: sei pallido, sudi, ti reggi in piedi per pura forza di volontà. Ma dimenticavo: non potresti vederti comunque vero?-

 Un’altra frecciata sul fatto che conosce la mia identità segreta? Non m’importa adesso. Fear continua a parlare:

 -Puoi sentirla, però, no? La paura che ti aggredisce le viscere. Stai provando a resisterle, ovvio. Sei l’Uomo senza Paura dopotutto e devi restare fedele al tuo nomignolo. Il tuo istinto ti urla di fuggire, ma le tue gambe restano ferme, per quanto tremanti.-

Mi afferra strattonando il costume

–Del tutto inutile, lo sai. Forse con abbastanza tempo riusciresti a superare la paura, ma non avrai quel tempo. Nessuno in questa città lo avrà.-

-Cosa… vuoi dire?-

            Fear non risponde. Mi lascia andare ed io cado sul prato. A quel punto odo la prima esplosione.

 

 

FINE SECONDA PARTE

 

 

NOTE DELL’AUTORE

 

 

            Onestamente, non ho molto da dire su quest’episodio:

1)    L’Agente Speciale del F.B.S.A. Angela Del Toro è una rielaborazione di Carmelo Mobilia di un personaggio creato da Brian Michael Bendis & Alex Maleev su Daredevil Vol. 2°. Diversamente da quella Angela Del Toro, però, la nostra non è la nipote di Hector Ayala e non ha, a quel che se ne sa, legami con lui.

2)    Codice Blu, la squadra speciale SWAT anti supercriminali del NYPD è stata creata da Tom De Falco & Ron Frenz sulle pagine di Thor 1° serie.

3)    A livello di continuity, questa storia si svolge subito dopo Occhio di Falco MIT #14 e prima del 15 ed anche poco prima del paragrafo finale di Daredevil #2 dell’ottimo Mr. T.

Nel prossimo episodio: terrore, panico, morte a New York ed un classico scontro tra un supereroe ed un supercriminale. Che altro volete?

 

 

Carlo.



[1] Su Ragno Rosso #17.

[2] Di che stanno parlando? Scopritelo su Occhio di Falco MIT 14.

[3] Vedi Daredevil #0 e 1.

[4] Andiamo… non crederete davvero che adesso vi spieghi cos’è la C.I.A.? -_^

[5] Come visto nei recenti episodi del Ragno Rosso.

[6] Nello One Shot Ghost Rider/ Captain America: Fear (In Italia su All American Comics seconda serie, Comic Art, #3).